UN AMICO INVISIBILE
Asse microbiota-intestino-cervello, essenziale per il nostro benessere
L’intestino è il secondo cervello.
Una frase che viene pronunciata sempre più spesso, in ragione delle conoscenze scientifiche che, soprattutto nel corso degli ultimi due decenni si sono accumulate rispetto al ruolo dell’apparato intestinale nel determinare lo stato di salute.
Intestino e cervello sono collegati; è stato infatti dimostrato che il sistema nervoso che regola l’attività intestinale e il sistema nervoso centrale fanno uso degli stessi mediatori per rispondere agli stimoli.
Inoltre, nell’intestino sono presenti milioni di cellule nervose, in modo simile a quanto accade nel midollo spinale.
UNA FUNZIONE ESSENZIALE
Con il termine microbiota si fa riferimento ai milioni di batteri, lieviti, funghi e virus che albergano nell’apparato intestinale umano.
Il microbiota assolve funzioni essenziali per l’organismo, quali la sintesi di vitamine, l’assorbimento delle sostanze nutrienti e la metabolizzazione delle calorie, la regolazione del sistema immunitario.
Inoltre, serve a proteggere la mucosa intestinale dalle aggressioni di microrganismi patogeni, con un’azione di prevenzione verso la comparsa di molte infezioni.
La composizione del microbiota è influenzata dall’alimentazione fin dai primi mesi di vita, ed evolve poi nel corso degli anni.
Un’alimentazione sbilanciata, cibi mal tollerati dall’intestino -un esempio per tutti, il glutine negli individui celiaci-, l’assunzione di antibiotici e di altri farmaci, sono fattori che possono gravare sullo stato di salute dell’intestino, della flora batterica intestinale e sull’integrità della barriera intestinale.
Ma anche altri fattori possono determinare un alterato equilibrio microbico (disbiosi): squilibri dietetici, stress psicofisici, stili di vita non equilibrati, uso di farmaci.
EUBIOSI E DISBIOSI
È opportuno precisare che la relazione tra intestino e cervello è a doppio senso, ed esistono vie di comunicazione a due direzioni tra microbiota intestinale e sistema nervoso centrale: l’asse microbiota-intestino-cervello.
Pertanto, lo stato di salute dell’intestino si riflette sul cervello, ma è vero anche il contrario.
Per esempio, anche periodi particolarmente stressanti possono incidere sul funzionamento dell’intestino, alterando la peristalsi e quindi dando luogo a periodi di stitichezza o di colite.
La salute del microbiota è fondamentale per il benessere generale.
Quando i microorganismi che ne fanno parte si trovano in equilibrio, in una condizione di eubiosi, i processi di sintesi e produzione di sostanze importanti per la funzione cerebrale, come neurotrasmettitori e ormoni intestinali, si svolgono regolarmente.
Un’alterazione nella composizione del microbiota intestinale, ossia uno stato di disbiosi intestinale, invece può causare l’iperproduzione di sostanze infiammatorie che danneggiano l’intestino e, attraverso la circolazione sanguigna, giungono al cervello contribuendo allo sviluppo di disfunzioni cerebrali.
Esercizio fisico, riposo adeguato e il dedicarsi ad attività creative e ricreative possono aiutare a migliorare i livelli di stress e dell’umore, con ricadute positive anche per la salute dell’intestino.
UNA QUESTIONE DI PANCIA
La ricerca sul ruolo del microbiota nell’insorgenza di condizioni patologiche di varia natura è in corso.
Molti meccanismi non sono ancora stati compresi, ma si può oggi dire che il microbiota ha un impatto sulle emozioni, come la paura e lo stress, e che profili microbici alterati a livello intestinale sono associati a disordini psichiatrici e neurologici.
Alcuni studi di laboratorio hanno evidenziato che i cambiamenti della composizione del microbiota possono influenzare le funzioni cognitive.
Inoltre, si è compreso che esiste una associazione tra stato di alterazione del microbiota e alcune condizioni cliniche, come obesità, anoressia, sindrome dell’intestino irritabile.
L’alterazione del microbiota è stata associata anche a malattie neurodegenerative, come la malattia di Parkinson e di Alzheimer.
Altre ricerche condotte sugli animali hanno poi messo in evidenza l’esistenza di un legame tra ansia, depressione e cambiamenti nella composizione del microbiota.
NUTRIRE LA BIODIVERSITÀ
Sul microbiota intestinale agiscono quindi molti fattori come dieta, esercizio fisico e uso di farmaci.
Al fine di mantenere lo stato di eubiosi (equilibrio) intestinale, è necessario che i cosiddetti batteri buoni, i probiotici, possano prevalere sui patogeni.
La biodiversità del microbiota intestinale viene favorita dall’abbondante consumo di fibre vegetali e sostanze denominate prebiotici, contenute in alcuni alimenti.
Si tratta di sostanze non digeribili -come fibre idrosolubili, beta-glucani, fructani, oligofruttosaccaridi, inuline, lattitolo, lattosaccarosio, lattulosio- che non vengono assorbite nel piccolo intestino e che hanno la funzione di “nutrire” i batteri probiotici.
Sono presenti soprattutto in alimenti come farina di frumento, banane, miele, germe di grano, aglio, cipolla, fagioli e porri.
Un’alimentazione di tipo mediterraneo è considerata favorevole per la salute del microbiota, contrariamente a una dieta di tipo occidentale, ricca di zuccheri, grassi e cibi trasformati che può portare alla perdita di diversità microbica, e all’aumento dei batteri patogeni.
di Marina Franceschi