CELIACHIA
Non è una moda ma una intolleranza
Con il termine dieta “senza glutine” si definisce il trattamento della celiachia basato su una alimentazione che vieta tutti i cereali contenenti glutine e che deve essere osservata con rigore per tutta la vita.
Al momento rappresenta l’unica terapia disponibile.
È una condizione che interessa circa l’1% della popolazione italiana:
600mila persone, un soggetto ogni 100mila. In realtà, a fine 2017 i pazienti effettivamente diagnosticati sono stati 206.561 (Relazione al Parlamento del Ministero della Salute).
Ma si calcola che questa sia solo la punta dell’iceberg.
Cinque celiaci su sei rimangono infatti non riconosciuti e per questo le cifre ufficiose parlano di ulteriori 400mila persone che non sono consapevoli di essere celiaci. Ma alcune ricerche portano questa cifra addirittura ad 1 milione di casi.
La forte discrepanza tra i dati deriva dalla vaghezza di alcuni sintomi che vengono sottovalutati o vengono classificati all’interno di altre patologie a carico di intestino o stomaco fino ad essere definiti come conseguenze dello stress o associati a malattie autoimmuni. Va invece precisato che la celiachia, o malattia celiaca, è una infiammazione cronica dell’intestino tenue, scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti.
Non va confusa con l’allergia al grano che si scatena a seguito del contatto epidermico con il grano. La celiachia è invece provocata esclusivamente dalla ingestione di glutine. E, se non trattata, nei casi, estremi, può portare anche a complicanze gravi come il linfoma intestinale.
COS’È IL GLUTINE
Il glutine è un complesso proteico presente in alcuni cereali: frumento, segale, orzo, avena, farro, spelta, kamut, triticale, seitan, malto, avena. Contiene le due proteine: glutenina e gliadina. Quest’ultima è una prolamina ed è responsabile dell’effetto tossico su celiaci.
Un alimento, per poter essere definito “gluten free” non deve contenere più di 20 mg di glutine per Kg (20 ppm-parti per milione).
L’intolleranza al glutine genera gravi danni alla mucosa intestinale quali l’atrofia dei villi intestinali.
PERCORSO DI DIAGNOSI
Abbiamo detto che, in assenza di sintomi evidenti, la celiachia viene trascurata e possono trascorrere molti anni prima di arrivare a una diagnosi corretta.
Negli adulti possono passare anche fino a 6 anni mentre nei bambini può essere individuata già nei primi due anni di vita. Inoltre, sta salendo l’età media e stanno mutando i sintomi. Per esempio, si sta riducendo il sintomo più classico che è quello della diarrea.
Anche per questo i ricercatori invitano i medici a cercare i celiaci in categorie di pazienti differenti che, per esempio, presentano sintomi di colon irritabile, osteoporosi, anemia, turbe della fertilità.
Ma come si identifica con certezza questa intolleranza alimentare?
Attraverso la ricerca sierologica (analisi del sangue) di specifici anticorpi e la biopsia dell’intestino tenue. Grazie al successivo esame istologico, è possibile individuare l’atrofia dei villi intestinali.
E i sintomi ai quali prestare attenzione?
Va fatta una distinzione rispetto all’età di insorgenza della celiachia.
Nei bambini i sintomi sono più netti ed evidenti: disturbi intestinali, diarrea cronica, arresto della crescita, vomito, irritabilità, anoressia, debolezza muscolare.
Negli adulti invece possono presentarsi sintomi simili ma possono anche risultare assenti e i primi campanelli d’allarme sono da ricercare a carico di altri organi.
Alcuni esempi: infertilità, osteoporosi, diabete mellito, epilessia con calcificazioni cerebrali, linfoma intestinale, ipoplasia dello smalto dentario, bassa statura.
ALIMENTAZIONE SENZA GLUTINE
Il glutine è presente in moltissimi prodotti industriali. E spesso è “nascosto” sotto forma di additivi come addensante.
Per esempio, nelle salse, nei salumi, nelle conserve, nelle creme, nei gelati, nei condimenti.
E si parla in questo caso di contaminazioni crociate.
Con l’eliminazione di questo complesso proteico è necessario compensare il minore apporto di fibre con una maggiore assunzione quotidiana di frutta, verdura e legumi.
Sono ammessi pesce, carne, formaggi, uova (ci sono delle eccezioni, ma contenute). Oggi sul mercato, oltre ad alimenti naturalmente privi di glutine, è possibile acquistare cibi prodotti con farine alternative.
In particolare, cereali, pseudo cereali e tuberi da cui si ricavano farine che non contengono proteine tossiche per la persona intollerante al glutine.
Si tratta di grano saraceno, legumi, miglio, mais, castagne, patate, amaranto, riso, sesamo, tapioca, quinoa, teff, sorgo. È importante leggere con attenzione le etichette degli alimenti e fare attenzione anche agli alcolici.
Sono privi di glutine vino, sidro, alcolici. Per le birre sono state immesse sul mercato specifiche qualità gluten free.
COLPISCE ANCHE I BAMBINI
I casi di celiachia nei bambini sono raddoppiati negli ultimi 25 anni.
È il risultato di uno screening condotto su un campione di 8 mila bambini che frequentano le scuole primarie in sette scuole che coprono l’intera realtà territoriale italiana, da Nord a Sud.
È stato dimostrato che l’incidenza è passata dallo 0,8% degli anni Novanta all’1,6% attuale.
Anche in questo caso si tratta della punta dell’iceberg: il 70% dei casi non viene rilevato.
Inoltre, uno studio pubblicato dal British Medical Journal ha affermato che alcune infezioni virali intestinali nei bambini piccoli, come l’enterovirus, possono trasformarsi in fattori di rischio in soggetti già predisposti alla celiachia.
di Carla De Meo