DOLORE E AUTOMEDICAZIONE IN FARMACIA
Il dolore è un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole, associata a un danno tissutale potenziale o in atto.
In base alla sua persistenza esso può essere:
- acuto: colpisce circa il 7% della popolazione e ha un’origine identificabile con un trauma, uno sforzo ripetuto, un intervento chirurgico o una patologia;
- cronico: rivela un disturbo sottostante progressivo e può essere di più difficile accertamento. Affligge circa il 30% della popolazione e, nella maggior parte dei casi, è legato a malattie o lesioni muscolo-scheletriche.
Può essere causato da eventi traumatici e meccanici o da processi patologici quali l’infiammazione e la degenerazione tissutale.
Il dolore infiammatorio è la conseguenza di alterazioni locali, provocate da processi riparativi e difensivi: le cellule danneggiate liberano, infatti, molecole che innescano una reazione a cascata che culmina, in ultima analisi, nella sua insorgenza.
Mal di testa
Le cefalee più frequenti sono la muscolo-tensiva, quella a grappolo e l’emicrania.
La muscolo-tensiva si manifesta con un dolore sordo e continuo che può interessare tutta la testa.
Consegue a situazioni di stress e di postura errata, ad abitudini alimentari inadeguate e a consumo eccessivo di alcol.
Meno frequente è la cefalea a grappolo, che è associata a un dolore periorbitale intenso, sintomi oculari e rinorrea (quando il naso “cola”) e ha un’origine neurovascolare.
L’emicrania, invece, colpisce circa il 4-10% degli uomini e il 10-20% delle donne.
È caratterizzata da crisi dolorose periodiche che, solitamente, interessano solo un lato della testa, e da dolore pulsatile associato spesso a nausea, vomito, fonofobia o eccessiva sensibilità ai rumori.
Mal di schiena
È quasi certo che 4 persone su 5 soffrono di mal di schiena, almeno una volta nella vita.
Questo perché la colonna vertebrale è sottoposta a continue e intense sollecitazioni meccaniche e funzionali, in aggiunta al fatto che essa svolge due funzioni in contrasto tra loro, ossia assicurare la stabilità del tronco e, al tempo stesso, garantirne i movimenti.
Tra le cause più frequenti compaiono quelle di origine:
- posturale (posizioni e movimenti del corpo scorretti);
- meccanica (discopatie o ernia del disco, osteoporosi);
- muscolare (eccessiva tensione);
- traumatica (lesioni muscolari, ossee o articolari);
- infiammatoria (artrite o artrosi).
È molto importante analizzarle a fondo per capire meglio come prevenirle e curarle.
Traumi e cause meccaniche sono all’origine del dolore acuto che insorge in vari distretti corporei, interessando muscoli, articolazioni e altre strutture annesse.
I dolori traumatici muscolari possono essere la conseguenza di diversi traumi diretti o indiretti: si parla di contusione se c’è una lesione muscolare, di stiramento quando si ha un iperallungamento delle fibre muscolari e di strappo qualora il muscolo subisca la rottura di alcune fibre, in seguito a sollecitazioni eccessive.
Le lesioni articolari che causano dolore si suddividono in:
- distorsioni (danno o lacerazione di capsula e legamenti);
- lussazioni (perdita di contatto tra le estremità articolari).
Completano il quadro, le affezioni a carico dei tendini (tendinopatie), del tallone (tallonite) o delle borse (borsite), sacche ripiene di liquido in prossimità delle superfici articolari.
Dolore viscerale
Si manifesta come un crampo e tende a durare più a lungo rispetto a quello somatico.
Esso origina dai recettori di un organo interno, ma il dolore può interessare un’area del corpo molto lontana dall’organo coinvolto.
In questa categoria rientra il dolore mestruale o dismenorrea, esperienza molto comune che riguarda circa la metà delle donne.
Si parla di dismenorrea primaria quando il dolore non correla con patologie dell’utero, mentre le forme secondarie possono essere causate da malattie degli organi pelvici comprese infezioni, impiego di dispositivi intrauterini o anomalie congenite.
I FANS
Per l’automedicazione del dolore, la classe di più comune impiego è quella dei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS).
Utilizzati anche nelle sindromi febbrili, sono indicati nel trattamento dei sintomi dolorosi su base infiammatoria che caratterizzano le patologie muscolo-scheletriche e artrosiche e la dismenorrea, ma anche nella terapia del dolore causato da traumi e stress meccanici e dell’algia associata al mal di testa.
Questi farmaci agiscono inibendo nel sistema nervoso, a livello sia centrale che periferico, l’enzima ciclossigenasi (COX) che è responsabile della sintesi delle prostaglandine, sostanze mediatrici del processo infiammatorio e del dolore.
Il più frequente evento avverso di questi farmaci è la gastrolesività, che può provocare anche ulcere gastriche.
I rimedi più comuni sono a base di principi attivi quali diclofenac, ibuprofene e acido acetilsalicidico (ASA).
A dosi più basse l’ASA, impedendo l’aggregazione piastrinica, svolge un’azione antitrombotica.
Il farmaco è indicato nei pazienti a elevato rischio cardiovascolare, mentre deve essere utilizzato con prudenza nei soggetti con profilo emorragico.
La somministrazione orale dei FANS potrebbe, tuttavia, esporre al rischio di un aumento di effetti avversi sistemici, soprattutto a livello dello stomaco.
In tal caso, si può ricorrere ai FANS in formulazione topica (gel, pomate, cerotti medicativi).
Questa via di somministrazione è particolarmente indicata nel dolore lieve-moderato, provocato da cause meccaniche o traumatiche.
Inoltre, l’assorbimento transcutaneo di queste formulazioni può essere agevolato dalla salificazione del principio attivo come diclofenac e ketroprofene.
Il ricorso al cerotto si consiglia in presenza di patologie artrosiche, lombalgie e cervicalgie croniche, nonché di lesioni traumatiche che causano dolori molto intensi.
Il paracetamolo
È tra i farmaci di prima scelta nel trattamento del dolore e degli stati febbrili.
Il suo meccanismo d’azione si basa sull’inibizione delle COX come per i FANS, ma solo di quelle localizzate nel sistema nervoso centrale.
Essendo, quindi, poco attivo sulle COX dei tessuti periferici, è dotato di azione analgesica, ma non antinfiammatoria locale.
In qualità di analgesico, il paracetamolo può essere proposto al posto dei FANS nei pazienti a rischio ulcere in quanto, grazie a una ridotta azione sulle COX periferiche gastroprotettive, ha una gastrolesività molto limitata.
A differenza dell’ASA, il paracetamolo non inibisce la funzione piastrinica e, per questo, è caratterizzato da un basso rischio emorragico.
In alternativa, è possibile utilizzare anestetici locali che bloccano la conduzione nervosa dell’impulso doloroso.
Nella scelta del farmaco, oltre a un elevato indice anestetico (rapporto tra la sua potenza e la sua tossicità), deve essere considerata anche la durata dell’effetto.
I consigli del farmacista
Il farmacista svolge un ruolo essenziale nella scelta non solo del medicinale più adatto al tipo di sintomatologia dolorosa, ma anche della via di somministrazione e della formulazione più idonea.
La via orale è indicata nel dolore acuto e intenso: l’effetto antidolorifico può comparire in tempi diversi a seconda del farmaco e può essere anticipato, ricorrendo a formulazioni in granuli disperdibili in acqua e in bocca.
Le formulazioni granulari di diclofenac, per esempio, permettono un rapido assorbimento del principio attivo.
Sono anche disponibili formulazioni di ASA effervescenti o in granuli da scogliere direttamente sulla lingua che sono indicate se si ricerca un’analgesia rapida, come nel caso di un forte mal di testa.
Testo raccolto da Chiara Solitario