Focus Orecchie
I consigli per evitare disturbi al mare o in montagna
Mal d’orecchi.
Un disturbo che non colpisce solo d’inverno, con la diffusione di influenza e raffreddore, ma anche in estate, magari favorito proprio dalle attività che in questo periodo è più frequente svolgere, come bagni di mare, viaggi aerei, escursioni in montagna.
Ecco quindi comparire fastidi, ronzii e sensazione di ovattamento, fino a prurito e dolore.
OTITE DEL NUOTATORE
La tipica causa, soprattutto d’estate, sono i bagni in mare o in piscina, specie se in acqua inquinata o non pulita; per questo viene spesso definita “otite del nuotatore”.
Nella maggior parte dei casi, quando si accumula acqua nell’orecchio medio, è sufficiente farla fuoriuscire con movimenti della testa.
Ma se questo non accade la permanenza di acqua, sale e cloro possono intaccare la pellicola protettiva dell’orecchio, causando infiammazione del condotto uditivo e aumentando l’esposizione ai batteri spesso presenti nell’acqua di mare o delle piscine.
Quali sono i possibili segnali di un’otite esterna?
Fare attenzione se:
- dopo un bagno o un’immersione subacquea, la capacità uditiva è limitata e ovattata;
- dopo uno o due giorni compare prurito e l’orecchio diventa sensibile al tatto;
- si avvertono forti dolori all’interno dell’orecchio che diventano più acuti masticando, stringendo i denti e premendo sulla parte esterna del canale uditivo;
- dall’orecchio fuoriesce una secrezione;
- la cute del condotto uditivo diventa gonfia o arrossata.
Si tratta di un disturbo molto fastidioso che deve essere trattato rapidamente per combattere l’infezione.
In genere viene prescritta dal medico una terapia antibiotica.
OTITE NEI BAMBINI
L’otite media è più interna e l’infiammazione interessa la cassa timpanica ed è particolarmente frequente nei bambini fino ai tre anni di età.
Durante l’estate può essere causata da un eccessivo raffreddamento, per esempio provocato dall’aria condizionata.
Inoltre, con un raffreddore in corso, anche gli sbalzi di pressione possono favorirne la comparsa, per esempio durante un viaggio in aereo o salendo in quota con la funivia o in auto.
I sintomi dell’otite sono legati al dolore e al fastidio, percepito soprattutto durante la masticazione.
Come riconoscere un’otite?
Il bimbo potrebbe avere un problema all’orecchio, se:
- piange, è irritabile e mette le manine a livello delle orecchie;
- tende a grattarsi o toccare frequentemente l’orecchio;
- fuoriesce del liquido giallognolo dall’orecchio;
- ci si accorge o riferisce di non sentirci bene.
Per curare l’otite è necessario dapprima rivolgersi al pediatra, che a seconda della tipologia di otite prescriverà una terapia farmacologica a base di antibiotici e cortisone, per via orale o topica.
Sempre se il medico li prescrive, possono essere usati al bisogno anche antidolorifici come il paracetamolo.
Durante la terapia evitare il contatto dell’orecchio con l’acqua, anche quella della doccia.
Per prevenire l’otite nei bambini si consiglia di:
- evitare il ristagno di agenti sapone, shampoo e acqua all’interno dell’orecchio;
- avere cura di asciugare sempre bene le orecchie del bambino;
- non trascurare raffreddori e influenze;
- per la pulizia non utilizzare bastoncini, rischiano di causare microtraumi.
IL BAROTRAUMA
A molti sarà capitato di avvertire dolore alle orecchie viaggiando in aereo.
Il mal d’orecchio in volo si verifica soprattutto per i cambi di pressione: durante le fasi di decollo, quando la pressione è minore, e in fase di atterraggio, quando la pressione è maggiore.
Si tratta del barotrauma, con sensazione di orecchie tappate, ronzii, perdite auditive, dolore.
Anche i bambini sono soggetti a questo disturbi, con sintomi che possono essere più intensi rispetto a quelli degli adulti in quanto le orecchie dei bambini sono più delicate, e che viene acuito dalla eventuale presenza di raffreddore o dall’accumulo di muco.
Il barotrauma può essere dovuto anche a escursioni in alta quota, immersioni subacquee, o guidare in montagna.
Anche patologie nasali come riniti allergiche, virali, poliposi nasale, deviazione del setto, rinosinusiti possono indurre il problema, oltre alla presenza di otiti e lesioni del timpano.
Come evitare li barotrauma?
Per contrastare il fastidio si consiglia di masticare un chewinggum, sbadigliare, bere.
Per minimizzare gli effetti del barotrauma è necessario favorire la circolazione dell’aria attraverso i condotti delle orecchie, delle narici e della bocca, e questi movimenti possono favorirlo.
Un tipico intervento è la “manovra di Valsalva”: consiste nel cercare di rilasciare l’aria attraverso le narici dopo aver chiuso il naso con le dita.
In questo modo si dovrebbe ristabilizzare la pressione interna e far scomparire la sensazione di “tappo”.
PIERCING ALLE ORECCHIE: COME EVITARE INFEZIONI ESTIVE
È sempre più diffusa, tra i giovani e i giovanissimi, la pratica del piercing; non solo il “semplice” orecchino, ma anche l’inserimento di gioielli nella cartilagine dell’orecchio, o di un dilatatore in corrispondenza del lobo.
Si tratta di una pratica non esente da rischi, che deve essere effettuata da un professionista serio in grado di garantire il massimo rispetto delle norme igieniche e delle misure di prevenzione delle infezioni.
Dopo l’esecuzione di un piercing possono verificarsi lievi perdite di sangue, arrossamento, indolenzimento, perdita di sensibilità e prurito della zona interessata; fenomeni che tendono a scomparire gradualmente nell’arco di qualche settimana.
Anche la fuoriuscita dalla ferita del siero linfatico, un liquido chiaro e inodore, rappresenta la difesa naturale dell’organismo nei confronti del piercing, e non deve destare preoccupazione.
Segnali che invece devono essere indagati sono gonfiore, sanguinamento, formazione di cicatrici e reazioni allergiche ai metalli.
In generale bisogna fare attenzione alle infezioni, in particolare se iI piercing è stato praticato sulla cartilagine dell’orecchio, in quanto può infettarsi più facilmente di quelli praticati sul lobo.
I principali segni di infezione sono:
- arrossamento e gonfiore crescenti intorno alla ferita;
- sensazione di calore o pulsante nella zona in cui è situato il piercing;
- dolore al tatto ed eccessiva sensibilità dell’area circostante il piercing;
- secrezioni maleodoranti di liquido giallastro o verdastro (pus);
- febbre.
Le infezioni batteriche possono generare un ascesso, con accumulo di pus, intorno alla ferita.
Un rischio remoto ma esistente è la diffusione dell’infezione, se trascurata, a tutto l’organismo con conseguenze gravi e potenzialmente mortali.
Per evitare le infezioni è necessario eseguire ogni giorno le corrette operazioni di pulizia, durante tutto il periodo della guarigione; i tempi di guarigione sono di 68 settimane nel caso del lobo, e di 4 mesi1 anno per la cartilagine dell’orecchio.
In questo periodo è necessario effettuare la pulizia del piercing due volte al giorno, solo dopo aver lavato le mani, con soluzione salina o saponi antibatterici non aggressivi.
Evitare infine bagni in piscina e l’esposizione al sole, alle lampade abbronzanti ed il contatto con la sabbia.
PRESSIONE E TAPPO DI CERUME
Può capitare che un lieve calo dell’udito, ovattamento, rimbombo e sensazione di peso e orecchio tappato compaiano improvvisamente, senza motivi apparenti.
Probabilmente la causa è la formazione di un tappo di cerume.
L’accumulo di cerume, aumentando di volume, causa infatti l’ostruzione dell’orecchio e la chiusura del condotto uditivo esterno.
La produzione di cerume all’interno dell’orecchio è fisiologica e serve a proteggere e mantenere lubrificato il condotto uditivo.
Alcuni individui sono più soggetti di altri a questo disturbo, che può anche essere favorito da otiti o dalla presenza di eccessiva quantità di acqua all’interno dell’orecchio.
Il cerume è infatti igroscopico, ossia in grado di assorbire l’acqua; a contatto con il liquido aumenta di volume e ostruisce il condotto.
Anche pratiche igieniche non adatte, come l’uso di bastoncini di cotone, sono tra le cause in quanto spingono il cerume ancora più in profondità.
Che fare per evitare i tappi di cerume?
In commercio esistono specifici prodotti, come le gocce ceruminolitiche che in alcuni casi possono sciogliere il tappo.
In ogni caso non bisogna mai tentare di intervenire per rimuoverlo manualmente.
Per questo è necessario rivolgersi allo specialista otorinoloaringoiatra, che risolverà il problema ambulatorialmente provvedendo alla rimozione del tappo, eventualmente attraverso il lavaggio dell’orecchio.
E l’udito tornerà immediatamente normale.
di Marina Franceschi